Il 18 febbraio si celebra la Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger. Una forma di autismo che fu descritta per la prima volta dal Pediatra austriaco Hans Asperger (18 febbraio 1906 – 21 ottobre 1980) in una pubblicazione del 1944. Dopo circa 40 anni, i suoi studi vennero ripresi dalla psichiatra inglese Lorna Wing che nel 1981 pubblicò un articolo dove riporta le osservazioni cliniche di Asperger, coniando per la prima volta il termine Sindrome di Asperger.

La sindrome di Asperger fa parte dei “disordini pervasivi dello sviluppo”, in altre parole, appartiene al gruppo di malattie che riguardano il comportamento e la socialità. Molti studiosi la considerano una forma più lieve di autismo, per via di analogie comportamentali, come azioni ripetitive e schematiche e poiché, esattamente come i bambini autistici, chi è affetto dalla sindrome di Asperger si relaziona poco con i coetanei. A differenza dell’autismo però, il bambino affetto dalla sindrome di Asperger mostra affetto nei confronti dei propri familiari e i sintomi non peggiorano nel tempo.

E’ inoltre possibile condurre una vita convenzionale, completare gli studi, lavorare e condividere la vita con un partner. La dimostrazione è data dalle numerose personalità straordinarie, oggi famose in tutto il mondo che probabilmente hanno avuto la sindrome di Asperger. Si tratta di Newton, Mozart, Michelangelo Buonarroti e i più recenti Bob Dylan e Steve Jobs.

La giornata mondiale nasce per sensibilizzare in merito a tale argomento, per divulgare informazioni, per conoscere i sintomi, poiché donare al bimbo un’educazione e un ausilio adeguato alle sue peculiarità è davvero fondamentale. Gli Aspie, questo è il termine utilizzato per definire le persone affette dalla sindrome di Asperger, vanno comprese e supportate adeguatamente da subito. E’ necessario per dare loro la possibilità di esprimersi al meglio e di credere nelle loro capacità.